Eradicazione di M. hyopneumoniae nel suino: gli strumenti ci sono

I metodi storicamente impiegati per ridurre l’incidenza delle infezioni da M. hyopneumoniae non sembrano attualmente funzionare adeguatamente. I programmi di controllo per questo microrganismo si dividono in due macrocategorie: i programmi che prevedono l’eradicazione dell’agente patogeno e quelli che non la prevedono; a quest’ultima categoria appartengono le strategie che si basano su tre concetti: gestione, prevenzione e trattamento.

Mycoplasma hyopneumoniae è tuttora uno degli agenti patogeni più importanti nel panorama suinicolo mondiale. Esso è responsabile di affezioni polmonari, di natura endemica e a lenta progressione, spesso complicate da altri patogeni, da cui derivano malattie poli-microbiche come il PRDC (Porcine Respiratory Disease Complex) di difficile gestione. A causa di questa sua predisposizione (“door opener”), i suini colpiti tendono a mostrare una maggiore suscettibilità alle infezioni e, di conseguenza, una crescita rallentata. Viste le grosse implicazioni sanitarie ed economiche, per più di mezzo secolo i professionisti del settore hanno affrontato il problema in innumerevoli modi, ma senza raggiungere risultati pienamente soddisfacenti. L’unica strategia efficace per risolvere veramente questa situazione è l’eradicazione dell’agente eziologico. Una soluzione più facile a dirsi che a farsi, che ha voluto affrontare la prof.ssa Maria Pieters (Università del Minnesota, USA), in occasione dell’ultimo congresso dell’International Pig Veterinary Society che si è tenuto a Rio de Janeiro (Brasile).

 

Il primo aspetto fondamentale ricordato dalla prof.ssa Pieters è che in molti casi i suinicoltori non sono per nulla soddisfatti dei metodi di controllo tradizionali; in altre parole, i metodi del passato storicamente impiegati per ridurre l’incidenza delle infezioni da M. hyopneumoniae non sembrano funzionare adeguatamente ai giorni nostri.

Un’attenta analisi dei fattori in gioco (gestionali, epidemiologici, ecc.) ha permesso di capire che il problema risiede nella gestione dell’allevamento, in particolare delle scrofe. Si è sempre pensato che le infezioni da M. hyopneumoniae riguardassero solamente i suini in accrescimento, mentre che avessero poco o nulla a che fare con il settore delle scrofe. Oggi invece i programmi di controllo sono focalizzati su questo settore, perché?

La risposta è semplice, è cambiata la percezione del problema e si è compreso che, data la lenta progressione dell’infezione, il vero momento critico è la lattazione. È, infatti, durante questa fase che M. hyopneumoniae ha il primo contatto con il soggetto ospite. Sarà quest’ultimo a portare con sé l’agente patogeno durante tutte le fasi successive, fino a diventare un vero e proprio serbatoio d’infezione per l’intero gruppo di suini con cui sarà a contatto. Per questi motivi, le scrofe infette sono considerate il fattore singolo più importante per la colonizzazione batterica dei suinetti. Non solo, gli sforzi dovrebbero essere concentrati anche sul periodo precedente alla nascita del suinetto, in particolare prima dell’entrata della scrofetta nell’allevamento. Con queste premesse è nata una nuova strategia per il controllo di M. hyopneumoniae.

Attualmente i programmi di controllo per M. hyopneumoniae si dividono in due macrocategorie: i programmi che prevedono l’eradicazione dell’agente patogeno e quelli che non la prevedono. La prima strategia mira alla totale eradicazione di M. hyopneumoniae, mentre alla seconda categoria appartengono le strategie che si basano su tre concetti: gestione, prevenzione e trattamento. Questi tre concetti lavorano in sinergia e portano a una miglior produzione e salute dei suini, fattori importantissimi per ottenere un controllo parziale della diffusione del patogeno.

Il primo aspetto da tenere in considerazione nel controllo delle patologie, soprattutto quelle respiratorie, è la gestione dell’allevamento suinicolo. Ci sono numerosi fattori in campo, ma è bene concentrarsi su tre: il tipo di sistema produttivo, le condizioni dei ricoveri e le introduzioni di nuovi animali.

Il tipo di produzione detta con che modalità e tempistiche i suini attraversano le fasi che li porteranno alla macellazione. In questo ambito alcuni fattori chiave sono le routine del personale lavorativo (soprattutto in ambito di movimenti all’interno della struttura), la condivisione degli strumenti di lavoro, il contatto tra i suini e la trasmissione di patologie. Oggi molti allevamenti suinicoli hanno una struttura multi-sito atta a evitare il contatto tra suini di età differenti; in questo modo la trasmissione di malattie contagiose si è abbassata di molto ed è più semplice minimizzare i danni se un sito viene colpito.

Le condizioni dei ricoveri che più possono influenzare l’insorgenza di patologie respiratorie comprendono la tipologia costruttiva delle strutture, la ventilazione, la densità di popolazione e l’atmosfera. È fondamentale che le strutture siano adeguatamente concepite in base alle condizioni climatiche e alla fauna presente nell’area.

L’introduzione controllata di nuove scrofette in un allevamento endemicamente infetto è uno dei fattori singoli più importanti per la diffusione di M. hyopneumoniae, soprattutto nelle grandi strutture. L’acclimatamento delle scrofette, inclusa l’esposizione controllata a M. hyopneumoniae, può essere utile per eliminare la forma clinica della patologia o per raggiungere una stabilità immunitaria quando vengono messe a contatto popolazioni di suini con condizioni sanitarie opposte.

Da ormai decenni sono disponibili in commercio presidi per il controllo di M. hyopneumoniae. Questi prodotti contengono batteri morti o inattivati e permettono di migliorare la risposta clinica del soggetto nei confronti della patologia, mantenendo dei buoni parametri produttivi, e di diminuire le lesioni polmonari e il tasso di trasmissione nella popolazione (soprattutto in caso di dosi ripetute del vaccino).

I vaccini, da soli o in combinazione con altri antigeni, sono somministrati ai suinetti prima dello svezzamento. Le scrofette di nuova introduzione sono vaccinate allo svezzamento e appena entrate in allevamento. Questi vaccini sono considerati molto sicuri e sono stati migliorati negli anni in modo da permettere una grande flessibilità e facilità d’uso. La pratica della doppia dose è comunque raramente impiegata nelle popolazioni di suini in accrescimento.

Come ogni batterio, anche M. hyopneumoniae può essere trattato con antibiotici, ma è bene ricordare che, essendo privo di parete cellulare, è naturalmente resistente alla classe dei betalattamici. L’uso di antibiotici riduce i danni e la durata dell’infezione polmonare, diminuisce la capacità di contagio, ma non è in grado di eliminare completamente l’infezione.

La completa eliminazione di un patogeno da una popolazione ospite può sembrare un obiettivo utopistico. Quel che è certo è che M. hyopneumoniae è stato eradicato (e con esso la patologia) da allevamenti situati in ogni parte del mondo. La sfida non è quindi impossibile.

A testimoniare lo sforzo impiegato negli anni, i programmi di eradicazione di M. hyopneumoniae sono presenti da oltre trent’anni. Sono state attuate varie strategie per cercare di eliminare completamente questo agente patogeno. La prof.ssa Pieter ha ricordato quelle più utilizzate.

L’abbattimento e il successivo ripopolamento è sicuramente la strategia più radicale per raggiungere l’obiettivo. In questo caso è necessario abbattere tutta la popolazione, mettere in atto un efficace vuoto sanitario, con estesi programmi di pulizia di tutto l’allevamento, e reintrodurre una nuova popolazione. In molti casi, pur essendo un metodo dalla semplice concezione, non è attuabile nella pratica per le enormi implicazioni dal punto di vista genetico, produttivo ed economico. Il potenziale di questa strategia, capace di eradicare anche più agenti eziologici contemporaneamente, può essere comunque fattibile in certe situazioni produttive.

L’abbattimento parziale, detto anche “il metodo svizzero”, è stato applicato a piccoli allevamenti alla fine degli anni ‘80. La premessa è che il sistema produttivo possa prevedere il ricovero dell’intera popolazione di suini in una singola struttura, il che garantisce una precoce esposizione al patogeno e una rapida trasmissione della patologia. La strategia prevede l’abbattimento di tutti i suini di età inferiore ai dieci mesi e lo stop della produzione per due settimane in cui si tratta farmacologicamente tutta la popolazione. Questo metodo si è rivelato di grande successo in realtà come quella svizzera e finlandese, ma le sue peculiarità lo rendono inadatto ai grossi allevamenti.

Il confinamento e trattamento è un metodo largamente impiegato per il controllo delle infezioni da PRRSV (Porcine Reproductive and Respiratory Virus) e si basa sul principio di spopolamento parziale, illustrato prima, al quale si aggiunge il confinamento di suini di specifiche fasce di età e la vaccinazione. Il confinamento lungo, ma pur sempre temporaneo, è messo in atto per impedire la trasmissione del patogeno da un gruppo già infetto (scrofe) a un gruppo naïf (scrofette da rimonta e neonati). Questo metodo è solitamente impiegato quando è già in atto per l’eliminazione di PRRSV e prevede un confinamento di almeno 240 giorni, che scatta appena ci sono prove di disseminazione di M. hyopneumoniae. Si fa poi ricorso a trattamenti antibiotici, destinati a tutto l’allevamento, e vaccinazioni multiple. Negli ultimi anni il confinamento e trattamento è stato impiegato con successo in Nord America, dove spesso è combinato con l’esposizione forzata delle nuove scrofette in entrata a M. hyopneumoniae.

Il focolaio di M. hyopneumoniae viene spesso gestito con il trattamento di tutta la popolazione mediante antibiotici iniettivi.

Il tasso di successo nell’eradicazione di M. hyopneumoniae dipende dal metodo impiegato. In generale, lo spopolamento-ripopolamento mostra il maggior tasso di successo, se correttamente messo in atto. Il metodo svizzero vanta un 80% di successo in letteratura e risultati simili si ottengono con il confinamento e trattamento. Fanalino di coda è il trattamento della popolazione, con il 50-60% di successo. In ogni caso, pur non essendo sempre possibile raggiungere un’eradicazione completa, l’abbassamento consistente della prevalenza di M. hyopneumoniae porta a grandi benefici in termini di produttività.

Le caratteristiche cardine dell’industria suinicola sono il progresso, la responsabilità e l’adattabilità. La sfida odierna è di continuare a produrre proteine animali di alta qualità per nutrire una popolazione mondiale in crescita, senza però danneggiare il pianeta. È necessario sottoporre il settore dei prodotti di origine animale ai più stringenti standard qualitativi e sanitari, e l’eradicazione delle patologie è un argomento centrale per la sostenibilità ed è, cosa fondamentale, interamente una nostra responsabilità. La cosa giusta da fare è pensare in grande ed essere ambiziosi con l’obiettivo di eradicare gli agenti patogeni come M. hyopneumoniae.

Pieters M. The path ahead for Mycoplasma control, 26° Congresso IPVS (International Pig Veterinary Society), 2022.